Ora leggendo
Vancouver, manifestazione contro gli omicidi di native e prostitute

Vancouver, manifestazione contro gli omicidi di native e prostitute

Redazione

Dal 1970 ai giorni nostri in Canada sono scomparse nel nulla o sono state assassinate circa tremila donne. La maggior parte sono native americane oppure prostitute. L’ultimo caso risale al 7 febbraio del 2011. Carla Marie Smith è stata assassinata in una via adiacente West Hastings Street, situata nel centro di Vancouver e famosa per essere popolata dai senza tetto provenienti da tutto il Canada, ma anche da prostitute e tossicodipendenti. Passeggiando per questa strada, risulta subito evidente che le persone che ci vivono sono prevalentemente nativi americani. La maggior parte degli omicidi e delle sparizioni di donne a Vancouver sono avvenuti in questa area della città dove sorge anche il Downtown Eastside Women’s Centre, un’organizzazione senza fini di lucro fondata nel 1978 che ha tra i suoi fini, oltre all’assistenza quotidiana a donne bisognose e ai loro figli, il portare all’attenzione dell’opinione pubblica temi salienti come la violenza sulle donne.

E’ da questa organizzazione che nel 1991 è nata l’idea di fare una marcia ogni 14 febbraio. La decisione venne presa sull’onda dell’indignazione suscitata dall’ennesimo assassinio di una donna avvenuto qualche settimana prima in città. Venti anni dopo la marcia della memoria è diventata un appuntamento fisso non solo per Vancouver, ma anche per le altre maggiori città canadesi (Toronto, Montreal, Victoria, Edmonton, Calgary, Ottawa). La manifestazione è iniziata all’una da un teatro situato tra Main e Hastings Street, dove le famiglie e gli amici delle vittime si sono ritrovati per ricordare in forma strettamente privata le loro congiunte. Dal teatro hanno cominciato ad uscire molti nativi americani in costume tradizionale muniti di tamburi, mentre attiviste di ogni età e provenienza etnica hanno cominciato a srotolare cartelli e pezzi di stoffa con sopra le fotografie delle donne scomparse o uccise, oppure frasi che ne richiamavano il ricordo. La polizia ha bloccato il traffico e tutti i partecipanti per venti minuti si sono assiepati in silenzio intorno ai nativi americani impegnati a suonare scandendo canzoni nella propria lingua d’origine, mentre altre persone reggevano cartelli. Poi il corteo, composto da circa 10mila persone, ha iniziato la sua marcia per le vie del centro cittadino fermandosi in silenzio in ogni luogo dove è stata trovata una donna assassinata oppure dove è stata vista per l’ultima volta prima della scomparsa, per osservare un minuto di silenzio e per lasciare una rosa come testimonianza.

Nonostante la pioggia battente l’affluenza alla manifestazione è stata notevole secondo gli organizzatori, indice che la pubblica opinione canadese sta iniziando a farsi carico di una contraddizione scomoda da affrontare per un Paese che si definisce democratico: la violenza sulle donne da un lato e le sue palesi connessioni con una cultura intrisa ancora troppo di razzismo e di silenzio. Secondo un’attivista del Downtown Eastside Women’s Centre è proprio la questione razziale ad emergere in modo lampante da questi fatti di cronaca, perché non si può non tenere conto appunto del dato di fatto che la maggior parte delle donne scomparse o uccise sono native americane. Ma quali sono i rapporti tra bianchi e nativi? Le due comunità non comunicano tra loro tranne qualche eccezione come l’ambito religioso o circoli politici progressisti. Attualmente tra nativi e governo canadese sono aperti un contenzioso sull’antica questione della proprietà delle terre e un altro per il massacro di miglia di bambini nativi americani costretti con la forza a frequentare fino al 1984 scuole religiose speciali. E per finire i dati relativi alla scolarità, all’assunzione di stupefacenti e alcol vedono i nativi primeggiare. Uno degli obiettivi dichiarato dalle organizzatrici delle manifestazioni che si sono svolte oggi è quello di stimolare il governo e le forse dell’ordine ad indagare in modo più deciso per scoprire la verità sulla ormai lunga lista di donne che mancano all’appello, visto che la maggior parte dei casi rimane ad oggi insoluta.

Visualizza commenti (0)

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

© 2021 1channel. Tutti i diritti riservati.

Scorri verso l'alto