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Siria: La Russia chiede all’ONU di evitare “rozze interferenze”, mentre l’Occidente non riesce a trovare una soluzione univoca

Siria: La Russia chiede all’ONU di evitare “rozze interferenze”, mentre l’Occidente non riesce a trovare una soluzione univoca

Redazione

(Talal Khrais – Damasco).  La posizione russa nei confronti della Siria è rimasta ferma e coerente mentre l’Occidente, chiedendo solo la partenza del presidente Bashar al Assad e legittimando indirettamente l’invio di terroristi da tutto il mondo, si ritrova il diavolo in casa e non riesce ancora a valutare coerentemente la posizione di Mosca.

Ministro degli esteri russo Lavrov
Ministro degli esteri russo Lavrov

La Russia è sempre più inflessibile e avverte anche le Nazioni Unite, chiedendo di evitare “rozze interferenze” negli affari interni della Siria. In un colloquio al Cairo poco prima della visita dell’inviato dell’Onu e della Lega araba a Damasco, il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha spiegato quali sono per Mosca le linee rosse da non oltrepassare: “Un’enfasi particolare”, ha riferito “è stata posta sull’inammissibilità di calpestare le norme del diritto internazionale, comprese rozze interferenze negli affari interni della Siria”. “In Siria”, ha detto ancora Lavrov, “non stiamo cercando un premio speciale o perseguendo un interesse geopolitico. Se siamo d’accordo sulla necessità immediata di fermare le violenze, allora non dobbiamo intraprendere una discussione su chi sia da accusare. Questo potrà essere fatto in un secondo momento dall’autorità o da una struttura internazionale che ha il potere di farlo”. Il governo russo non sta “proteggendo alcun regime”, ha aggiunto, ma sta invece cercando di proteggere la legge internazionale e di promuovere una risoluzione pacifica alla crisi siriana. La missione immediata ora è fermare le violenze e permettere all’assistenza umanitaria di raggiungere le persone che ne hanno bisogno. Lo scorso mese Mosca ha posto il veto, insieme alla Cina, su una bozza di risoluzione che chiedeva al presidente Bashar Assad di dimettersi. Mosca é pronta a “lavorare con tutti coloro che chiedano riforme in Siria”, ha affermato Lavrov ai colleghi della Lega araba. Va ricordato che all’inizio del conflitto siriano le forze in campo non erano quelle che controllano il territorio ora. Oggigiorno parlare di esercito libero è ridicolo. Chiedere ad Assad di dimettersi lo è ancora di più. Anche se l’Occidente, una volta fallito il suo obbiettivo, dovesse cambiare posizione sarebbe inutile. L’Occidente accetterebbe un governo formato con Jabhat al Nosra (i jihadisti)? I membri dell’opposizione filo occidentali che vivono negli alberghi a cinque stelle sono sconosciuti in Siria. L’unica possibilità reale è il compromesso con i Jihadisti. Il fonte dei ribelli siriani, alla luce degli eventi attuali va diviso in due fazioni: c’è chi preferisce l’opzione militare (i jihadisti che controllano una parte del territorio) e chi  invece è a favore di una soluzione diplomatica basata su un’intesa russo-statunitense. Nell’ambito della soluzione diplomatica esiste una divergenza tra il Qatar e gli Stati Uniti sulle opzioni dell’opposizione siriana. Qatarioti e statunitensi non hanno la stessa visione sulla strada che la Coalizione nazionale siriana deve percorrere nelle prossime settimane, se non quella di provare a cercare una soluzione negoziata; una soluzione che russi e americani stanno tentando di concordare. I qatarioti sono intenzionati a far cadere militarmente Damasco e lavorano per accelerare la costituzione di istituzioni governative e militari parallele a quelle del regime (una soluzione folle!). Le discordanze tra qatrioti e statunitensi sono apparse chiare quando gli Usa si sono opposti alla riunione dell’opposizione che si doveva tenere a Istanbul, con in cima all’agenda lo studio dell’istituzione di un governo dell’opposizione nel nord del paese.   I gruppi islamisti che sono la maggioranza assoluta tra le file dei ribelli siriani hanno creato un “Comitato della sharia” nell’est della Siria. In un comunicato firmato dallo stesso Comitato e diffuso dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, si legge: “Alla nostra gente della zona orientale: vi informiamo che l’onnipotente Allah ha messo le brigate islamiche nelle condizioni di istituire un Comitato della sharia che a sua volta provvederà a gestire gli interessi della popolazione e riempire il vuoto della sicurezza”. L’iniziativa promossa dal gruppo Fronte di Salvezza, che fa capo ad al Qaeda, è volta ad imporre le rigide regole della legge islamica alla popolazione dei villaggi controllati dai ribelli siriani. Questi ultimi hanno rotto per la prima volta dopo mesi l’assedio della città di Homs da parte delle truppe del regime di Damasco. Dall’altra parte ci sarebbero forti divergenze tra il leader della Coalizione Nazionale Siriana, Ahmed Moaz al Khatib, e gli altri dirigenti del gruppo per la decisione di

Lavrov e Assad
Lavrov e Assad

rinviare al 20 marzo la riunione. Secondo quanto rivelano fonti interne alla Coalizione, citate dal quotidiano “Asharq al Awsat”, le maggiori differenze di pensiero si sarebbero riscontrate tra Khatib e gli altri capi del gruppo, i quali spingono per la formazione del nuovo esecutivo transitorio, mentre Khatib starebbe rallentando il processo e ha inviato una lettera nella quale ha criticato la politica della Coalizione, sostenendo che la fretta di costituire il governo sarebbe dettata da pressioni esterne. Malgrado la guerra internazionale dichiarata contro la Siria, tutti gli indicatori fanno capire che l’integrità degli apparati militari siriani è intatta e che c’é un forte consenso popolare attorno a essi. Il rischio, invece più grande è che la crisi siriana si espanda a macchia d’olio. Dopo la crisi scoppiata nelle scorse settimane lungo il confine tra Siria e Libano con il lancio di colpi di mortaio contro i villaggi libanesi sciiti, ora il conflitto siriano rischia di espandersi anche al vicino Iraq. Secondo l’emittente televisiva dell’opposizione siriana “Mubashir”, i carri armati dell’esercito iracheno nei giorni scorsi hanno sparato dei colpi caduti sul versante siriano al valico di confine di al-Yarabiya, nel nord ovest dell’Iraq, ora controllato dai ribelli dell’Esercito libero siriano. L’azione dei militari di Baghdad fa seguito all’attacco, compiuto due giorni prima da uomini armati rimasti ignoti contro un convoglio che trasportava militari governativi siriani fuggiti in Iraq. Secondo quanto ha annunciato il ministero dell’Interno di Baghdad, “le guardie di frontiera hanno respinto il tentativo di un gruppo di miliziani che intendeva attraversare il confine dal lato siriano verso quello iracheno, nella provincia di al-Anbar, presso il valico di al-Qaim, 550 chilometri ad ovest di Baghdad. Ai ribelli sono state sequestrate una parte delle loro armi, tra cui razzi e fucili di precisione”. Le autorità irachene riferiscono anche che in precedenza erano stati respinti altri due tentativi di sconfinamento dalla Siria verso l’Iraq.

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