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Mangiar sano è boom anche a Pechino

Mangiar sano è boom anche a Pechino

Redazione

Oltre che su rinnovabili, efficienza energetica e riduzione emissioni, ora la Cina punta sull’alimentazione sana per migliorare le aspettative di vita della popolazione, le più basse al mondo.
Dopo la corsa sfrenata all’iperproduzione e al profitto, a scapito di diritti, salute e ambiente, la Cina decide che è giunto il momento di auto rinnovarsi come super potenza ecologica. E via allora dritti e veloci come un treno in corsa alla conquista della leadership nel campo dell’economia amica della natura e del benessere delle persone.
Già perché sono proprio la salute e il benessere delle persone a destare maggior preoccupazione, sottolinea il corrispondente Giampaolo Visetti dalle pagine di Repubblica: il ceto medio registra una delle aspettative di vita più basse del mondo e uno studio dell’Accademia delle Scienze di Pechino rivela come un cinese medio, per aspetto e salute, sia di 8,2 anni più vecchio rispetto alla sua età anagrafica.

Ecco allora che oltre a impegnarsi nel campo dell’energia pulita, dell’efficienza energetica e della riduzione delle emissioni nocive, Pechino punta  tutto sull’alimentazione sana e vede esplodere la cultura del bio.
Il settore, nel 2011, ha segnato una crescita del 45% e considerando i primi mesi del 2012 è arrivato al +64%. Nove cinesi su 10, continua Visetti, scossi dagli scandali alimentari degli ultimi anni, dichiarano di essere pronti a spendere di più per mangiare meglio. E questa nuova e salutare tendenza genera effetti a cascata sulle campagne cinesi, valorizzate, sui centri commerciali e su migliaia di aziende che vengono così spinte alla riconversione.

Nonostante i vincoli rigidi e i controlli, infatti, le imprese che hanno richiesto e ottenuto la certificazione bio nel 2011 sono raddoppiate rispetto al 2010 e il mercato del biologico, che nel 2007 valeva un miliardo di euro, con tutta probabilità quest’anno supererà i 10.
Anche le città seguono la scia e trasformano le periferie, tendenzialmente occupate da discariche e poco altro, in orti, frutteti, pascoli e fattorie ceduti in affitto al ceto medio urbano per il weekend.

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