ISTAT: L’Italia sta diventando un paese di anziani
Che lo si voglia o no, la tendenza è confermata. In Europa siamo secondi solo alla Germania, che ha il più alto numero di anziani in rapporto alla popolazione. Se la tendenza non cambia, entro il 2030 gli anziani potrebbero superare il 25% della popolazione, confermando un aumento di una volta e mezzo (statisticamente si direbbe 150%) degli italiani che hanno più di 80 anni.
Anche i “quaderni” del Ministero della Salute prendono in esame la longevità del nostro paese. Quello che principalmente si evidenzia è la diminuzione della capacità di assorbimento da parte delle istituzioni riguardo alle nuove e numerose esigenze che si vengono a creare, accompagnate, non occorre neppure dirlo, da tante nuove richieste di servizi da parte di questo esercito di anziani. Un esempio emblematico di necessità è l’emergenza estiva, che si verifica per vari fattori che erano tutti inesistenti solo trenta anni fa. In primis il clima che è cambiato notevolmente, e che presenta ondate di caldo ogni estate, già da diversi anni. Il secondo fattore è la maggiore presenza di anziani nelle città.
Ci sono altri “ingredienti” che stanno sempre più caratterizzando la nostra società: in primo luogo c’è un importante fenomeno sociale che sta cambiando il profilo dell’aggregazione sociale, e si tratta della trasformazione della famiglia, a causa della diminuzione o addirittura dell’assenza dei figli, e a causa dell’aumento dei divorzi e separazioni. Se vogliamo analizzare un altro fattore, il maggiore coinvolgimento della donna nel mercato del lavoro (in Italia siamo intorno al 50,7%, mentre in Europa il dato è ancora più alto).
Da una parte assistiamo ad una crisi economica che limita notevolmente la possibilità (e talvolta la volontà) delle famiglie di intervenire attivamente nella cura dei propri anziani. Dall’altra parte c’è un aumento esponenziale del numero di anziani, i quali sono oltretutto una delle fasce di popolazione meno privilegiate e più colpite da periodi di crisi come quello iniziato nel 2008-2009.
Come se non bastasse, un altro fattore rende ancora più insidioso il quadro della situazione. Il governo taglia ormai per prassi buona parte dei fondi destinati al welfare. Come saranno le nostre pensioni? E come saranno i servizi agli anziani tra qualche anno?
L’unica alternativa è la creazione di nuovi servizi, e ciò non si può chiedere al Servizio Sanitario Nazionale, in quanto non avrebbe i mezzi per finanziare un qualsivoglia sviluppo. Allora non rimane che pensare a modelli che già esistono laddove il welfare pubblico non è sviluppato come da noi (o come lo era da noi fino a qualche anno fa). La soluzione è la creazione di Onlus oppure di associazioni private che abbiano come scopo l’assistenza agli anziani, un’assistenza qualificata e non improvvisata. In effetti questo è un fenomeno a cui stiamo assistendo in questi ultimi tempi, vediamo diverse associazioni che nascono e si mettono a lavorare con impegno e passione, ma non sappiamo ancora quello che queste associazioni creeranno, non abbiamo ancora un’idea del tessuto assistenziale che si va creando e che si delineerà nei prossimi anni. Vedremo. Per il momento, dobbiamo solo complimentarci con tutti coloro che si impegnano in questa importante missione: far fronte a tutte le necessità degli anziani italiani.