Dieta vegetariana per i bambini
In Italia si vanno sempre più diffondendo le diete vegetariane, per le motivazioni più varie. Diciamo subito che esistono diversi tipi di vegetariani, cioè persone che non assumono carne di qualsiasi animale (anche pesce), i quali si differenziano a seconda che consumino uova e latte (ovolattevegetariani), latte ma non uova (lattovegetariani), uova ma non latte (ovovegetariani) oppure alimenti esclusivamente di origine vegetale, evitando quindi, oltre alla carne, anche il latte e le uova (vegetariani stretti). Infine vi sono i cosiddetti semivegetariani, che mangiano piccole quantità di carne (spesso solo pesce e pollame).
Se da una parte le diete vegetariane “allargate” (che non escludano dunque cibi animali diversi dalla carne, come uova, latte e latticini) non provocano particolari carenze nutrizionali, dall’altra parte piuttosto rischiose sono le diete esclusivamente vegetariane, soprattutto se seguite nei primi due anni di vita, in coincidenza cioè con il periodo accrescitivo-maturativo più intenso.
A rischio di uno sviluppo e di una crescita anormale dopo la nascita sono inoltre anche i figli di madri vegetariane: la composizione del latte materno riflette infatti, soprattutto per quanto riguarda la composizione degli acidi grassi e la presenza delle vitamine B12 e D, le limitazioni della dieta della mamma.
Possibili problemi di una dieta vegetariana
Cerchiamo ora di sintetizzare i principali problemi che insorgono in un individuo che assuma alimenti esclusivamente di origine vegetale.
Apporto calorico
Può essere inadeguato se la dieta è eccessivamente ricca in massa vegetale, che può indurre un senso precoce di sazietà. I vegetali contengono inoltre un’alta quota di fibre non digeribili e quindi caloricamente non utilizzabili.
Apporto proteico
Può essere insufficiente come conseguenza della qualità e della quantità delle proteine contenute nella dieta. Per comprendere questa affermazione occorre ricordare che le proteine, quelle sostanze che costruiscono le cellule di qualsiasi organismo vivente e che formano la struttura portante del corpo umano, sono costituite da “mattoni” chiamati aminoacidi. L’organismo può fabbricare da solo la maggior parte di questi aminoacidi, ma 8 (9 per un bambino) deve ricavarli dagli alimenti: tali aminoacidi sono detti perciò “essenziali“. La carne, il pesce, le uova, il latte contengono tutti gli aminoacidi essenziali e le loro proteine vengono dette “proteine nobili” o ad “elevato valore biologico”. I legumi (ceci, lenticchie, piselli, fagioli) invece contengono solo alcuni aminoacidi essenziali e questo spiega perché le proteine vegetali vengano definite a “basso valore biologico“. Tuttavia le proteine contenute nei legumi, se vengono accoppiate a quelle presenti nei cereali, si completano al punto da diventare abbastanza simili alle proteine più nobili della carne (ecco perché nella tradizione popolare i legumi vengono anche definiti come “la carne dei poveri”). Occorre quindi avere l’accortezza di associare certi alimenti che si integrano a vicenda come la pasta con i fagioli o il riso con i piselli.
Le proteine della soia sembrano le più complete ed utilizzabili tra le proteine vegetali. Apporto di calcio: le fonti principali del calcio sono il latte ed i suoi derivati, ed una sua introduzione inadeguata può contribuire all’insorgenza di rachitismo, con conseguente arresto della crescita. Il calcio è contenuto anche in altri alimenti ma, con l’eccezione dei derivati della soia, generalmente in piccole quantità.
Apporto di vitamina B12
La vitamina B12 è presente nelle carni, nel latte e nel tuorlo dell’uovo, nei molluschi, mentre non è stata provata la sua presenza nelle alghe e nei derivati della soia, come invece sembrava in un primo momento. E’ importante nella produzione dei globuli rossi e nel mantenimento di un efficiente sistema nervoso: la sua carenza provoca perciò una particolare forma di anemia e una neuropatia, che porta ad una degenerazione delle fibre nervose e spesso ad un danno neurologico irreversibile.
Apporto di zinco
Una sua carenza può portare ad una crescita deficitaria, a scarso appetito e ad una maggiore facilità a contrarre malattie, poiché interviene nei processi difensivi dell’organismo.
Apporto di vitamina D
La sua azione è soprattutto quella di promuovere e aumentare l’assorbimento intestinale di calcio che, come abbiamo visto, è spesso carente nelle diete vegetariane strette. La vitamina D è assente nei vegetali ed è presente in piccole quantità nelle margarine vegetali e in alcuni latti di soia. Una sua carenza, isolata o associata al deficit di calcio, può condurre alla comparsa di rachitismo.
Apporto di ferro
Il deficit di questo minerale, a differenza di quello che si può pensare, non è una conseguenza comune del vegetarianismo, probabilmente perché l’assorbimento del ferro contenuto nei vegetali (che è solitamente, come nel caso degli spinaci, difficile da metabolizzare) è aumentato dal consumo contemporaneo della vitamina C, che è invece generalmente abbondante nelle diete vegetariane.
Concludendo il vegetarianismo stretto può avere conseguenze anche gravi nella donna gravida, in quella che allatta e nel bambino nei primi anni di vita. Sopra i due anni di vita una dieta vegetariana rigida, attentamente bilanciata e possibilmente integrata con l’assunzione di vitamine, ferro e calcio, può avere i suoi lati positivi diminuendo il rischio di numerose malattie: obesità, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, stitichezza, diabete, calcolosi della colecisti, diverticolosi dell’intestino, carcinoma del colon, tumori della mammella, cardiopatia coronarica, osteoporosi.
Redazione online