Champagne e cervello
Il dottor Jeremy Spencer, ribadisce che l’uso dello Champagne (3 bicchieri a settimana), noi presumiamo di 6 cl, influenza il funzionamento cognitivo della memoria.
Poiché il potenziale cognitivo della memoria consiste, tra l’altro, nell’effetto ricordo, cioè di una migliore propensione a ricordare, ciò equivale a combattere la perdita di memoria che frequentemente si associa con la malattia dell’Alzheimer.
Sistemata in questo modo la notizia diventa deflagrante, soprattutto se si dovesse associare al pericoloso slogan: no Alzheimer, drink Champagne.
Noi non riusciamo ad avvalorare detto aneddoto, non siamo scientificamente validati a sentenziare il positivo o il negativo, e di questo ce ne facciamo addirittura un gradevole merito. Però la notizia resta.
I ricercatori affermano che l’acido fenolico presente nelle uve usate per creare la cuvée champenoise aumenta del 200% quelle proteine in grado di influenzare molto positivamente l’effetto del ricordare.
Ciò ha innescato un percorso a ritroso che porta velocemente al 1974 e al libro del Doctor Maury, intitolato “Soignez-vous par le vin”. Maury era all’epoca (e lo sarà tutt’oggi?) specialista in agopuntura e omeopatia (quindi un medico biodimamico), e il libro in questione creò un tale fracasso, anche molto in negativo, che il sito slate.fr, per opera di Jean-Yves Nau, affermava democraticamente, nell’anno 2011, che doveva essere interdetto. Il libro fu un best seller planetario.
Il Dottor Maury giunse ad affermare che il consumo ragionevole di vino di qualità non era in grado di rovinare la salute, anzi poteva aiutarla.
Oggi verrebbe da chiedersi quale sia la differenza tra consapevole e ragionevole.
Maury elencava tra l’altro, in modo molto funny ed easy, le virtù terapeutiche di alcuni famosi vini francesi, scrivendo che per ovviare alla diarrea si doveva assumere del Beaujolais giovane, per la menopausa due bicchieri di Bordeaux a pasto e per la demineralizzazione era ideale lo Châteauneuf-du-Pape.
Chiaramente il tutto sconvolge lo scibile e l’immaginabile e le ire che si attirò il Dottor Maury ancora non si sono sopite (giustamente) nella comunità scientifica.
Però le notizia dello Champagne, e dei tre bicchieri a settimana, che produrrebbe un effetto benefico sulla memoria rimbalza in rete e al di fuori, e per ora non sono apparse acerbe espressioni critiche in merito.
Solo alcuni “buontemponi” hanno fatto delle domande, del tipo: capacità in cl del bicchiere?
Redazione online