Ancora sulla Siria
Ai colloqui di Pietroburgo fra i ministri degli esteri russo e siriano, Serghej Lavrov e Walid al-Muallim, e’ stata ribadita la volonta’ di rispettare il piano Annan, e in particolare il ritiro dell’esercito dalle citta’, a patto che l’opposizione ponga fine alle violenze.
Per prevenire l’escalation del conflitto siriano Mosca si rivolge contemporaneamente alle autorita’ e all’opposizione.
Al termine dei colloqui il capo della diplomazia russa ha sottolineato che Damasco sostiene l’iniziativa russa:
“Il governo siriano, dice Lavrov, e’ pronto a dire si’ al ritiro delle truppe contemporaneamente con l’opposizione. Ora invitiamo a passare ai fatti. Bisognera’ farsi che anche l’opposizione sia pronta e che la missione degli osservatori internazionali che lavorano in Siria preparino una road map e controllino la sua attuazione”.
In precedenza Mosca aveva annunciato di essere pronta a sostenere l’iniziativa di aumentare, se necessario, il numero degli osservatori.
Nel contempo, Ahmed bin Khelli, vice segretario della Lega Araba, ritiene che sarebbe opportuno inviare nel paese i caschi blu.
Pero’, il mandato delle Nazioni Unite puo’ essere concesso soltanto se Damasco dara’ il disco verde.
Un commento dell’analista Vladimir Sotnikov, del Centro Sicurezza internazionale dell’Istituto dell’economia mondiale e delle relazioni internazionali:
“A mio avviso, la Lega Araba vorebbe in tal modo che rimanga la possibilita’ dell’opzione militare, che coinvolgerebbe le forze di pace dell’ONU. Se questo copione sara’ accettato, anche alcuni paesi arabi, interessati a cambiare il regime in Siria potrebbero avere l’idea di risolvere la crisi siriana non con i caschi blu, ma con l’intervento straniero.”
Secondo il vice segretario Ahmed bin Helli, la comunita’ mondiale non vorrebbe che si ripeti lo scenario libico. Nessuno, egli dice, vuole un’intervento straniero.
Non tutti pero’ sono d’accordo:
“Alla Lega Araba, dice l’orientalista Boris Dolgov, manca l’unanimita’ sulla Siria. Non e’ un segreto che alcuni paesi del Golfo Persico, in particolare l’Arabia Saudita e il Qatar, siano fautori dell’opzione militare. Ma i loro tentativi di far passare questo copione sono falliti, per ora, perche’ l’Iraq, l’Algeria, il Libano ed alcune forze della Giordania sostengono le misure del governo siriano”.
Intanto il “Guardian” ha ospitato un articolo sulle trattavie fra l’Arabia Saudita, funzionari di alto rango degli Usa e di alcuni paesi arabi, sull’aumento del soldo a chi combatte nelle fila dell’Esercito libero siriano, per sostenere cosi’ gli sforzi dell’opposizione e destabilizzare la situazione nel paese.
L’impegno delle monarchie petrolifere per abbatere il regime di Assad suscita forti preoccupazioni in Israele. Secondo il vice premier Liberman, il cambio del presidente non risolvera’ la questione. Israele non nutre l’illusione, gli fa eco il ministro dell’informazione Edelstein, che dopo Assad arriveranno subito i liberali per la democrazia del paese.
“Israele, dice l’orientalista Serghej Demidenko, e’ l’ultimo paese interessato ad un cambio di regime in Siria. I servizi speciali, le istituzioni, i diplomatici sono ben consci che in tal caso e’ molto probabile il rafforzamento degli islamisti.”
Per il 25 giugno e’ in programma la visita di Vladimir Putin in Israele. In agenda, oltre alle questioni bilaterali, la Siria e il Medio Oriente dopo la primavera araba.
Bashar Assad annuncia il nuovo Governo della Siria
Oggi il presidente siriano Bashar al-Assad ha formato il nuovo Governo, lasciando nei posti-chiavi gli stessi ministri, comunica l’agenzia “Reuters”. Nel nuovo governo sono stati confermati i ministri della Difesa, degli Esteri e degli Affari interni. La conferma di Raja Raud al ministero della Difesa ha difatti smentito voci che lo davano morto per mano dei guerriglieri, nota l’agenzia.
In Siria è già passato oltre un anno dall’inizio delle contestazioni antigovernative che si sono trasformate in lotta armata dell’opposizione contro le formazioni militari governative.
Yulia Shesternikova Fonte RUVR