Indagato Alberto Cisterna sostituto procuratore antimafia
La Procura di Reggio Calabria ha indagato il procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia Alberto Cisterna per corruzione in atti giudiziari.
L’iscrizione nel registro degli indagati di Cisterna, spiega il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, è un atto dovuto dopo le rivelazioni del boss pentito Antonino Lo Giudice, autoaccusatosi degli attentati alla Procura reggina e allo stesso Pignatone nel 2010.
Antonino Lo Giudice arrestato nell’ottobre 2010 e attuale collaboratore di giustizia, ha rivelato ai giudici, durante un interrogatorio, che del rilascio del fratello Maurizio, anche lui collaboratore si era interessato un terzo fratello, Luciano: per quanto riguarda la scarcerazione di Maurizio che si trovava in un carcere per collaboratori di giustizia a Paliano perché era andato definitivo, mi sembra Luciano ne parlò con Alberto Cisterna. Che poi, dopo che ha avuto buon esito, Luciano mi disse che gli aveva fatto un regalo e mi fece intendere soldi, molti soldi.
I fratelli Lo Giudice fanno parte di una famiglia ‘ndranghetista del clan di Pasquale Condello. Luciano Lo Giudice è il primo a essere arrestato nel 2009 per usura e intestazione fittizia di beni, senza aggravante mafiosa. Tra le sue amicizie millanta poliziotti e magistrati. Secondo Antonino, detto Nino, Luciano aveva soprannominato un pm zio Ciccio e un altro l’avvocato di Roma. Quest’ultimo sarebbe Alberto Cisterna, ex pm di Reggio Calabria e attualmente in forze alla Direzione Nazionale Antimafia come sostituto procuratore, il cui numero di telefono era tra le carte sequestrate ai Lo Giudice.
Lo stesso Cisterna aveva ricevuto un telegramma di Luciano Lo Giudice e informato immediatamente il procuratore Piero Grasso che commenta: ho piena fiducia negli accertamenti dovuti, da parte della Procura di Reggio Calabria, di fronte alle dichiarazioni di un pentito. Anche in questo caso, come del resto in ogni altra vicenda processuale, si imporrebbe una riservatezza a tutela del buon andamento delle indagini e della reputazione delle persone.
Oggi, Alberto Cisterna è stato sentito negli uffici della DNA dal procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e da Beatrice Ronchi della DDA reggina, in un interrogatorio, richiesto dallo stesso Cisterna per chiarire la sua posizione in merito alle illazioni di Antonino Lo Giudice, già riportate in un memoriale presentato al Tribunale del riesame.
Nessuno riferisce che mi sono state corrisposte somme di denaro, né piccole né ingenti, spiega Alberto Cisterna. La dichiarazione, che non mi è stata contestata ma che ho letto sul giornale, è che Nino Lo Giudice avrebbe intuito che erano state pagate somme di denaro per la scarcerazione dell’altro pentito Maurizio. Dopo un paio d’ore di interrogatorio, non so dire come questa somma, secondo questo calunniatore, sarebbe stata pagata, dove, da chi, come, quando. L’interrogatorio, atto riservatissimo, per una forma di riguardo del procuratore Pignatone, si è svolto nel mio ufficio. Mi accingevo a partecipare senza difensore, da quanto ero tranquillo. È arrivato solo dopo che ho letto la notizia sul Corriere. Non posso non rilevare che la prudenza e l’accortezza di Pignatone è stata vanificata in maniera brutale dalla pubblicazione, legittima, della notizia. Credo che qualcuno pensasse che avrei fatto l’interrogatorio, che auspicavo e consideravo importante, in ginocchio. Cosa che non è avvenuta e non avverrà mai.
Ignoravo che Maurizio avesse beneficiato degli arresti domiciliari. Nessuno è stato scarcerato. Ne ha beneficiato perché malato gravemente. Avevo già dichiarato all’Ansa che avendo saputo da Luciano che il fratello Maurizio stava molto male mi sono limitato a dire al collega se poteva fare qualcosa. Anche dopo l’interrogatorio non sono stato messo a conoscenza di quale sarebbe stata la mia pretesa ingerenza posto che a parlare di un interessamento sono stato io all’Ansa. Nell’interrogatorio mi è stato chiesto proprio di quella dichiarazione all’Ansa. Ma che mi sono interessato alla salute di Maurizio l’ho detto cento volte.
La dichiarazione all’Ansa a cui fa riferimento Cisterna risale al 13 maggio scorso: chissà Antonino Lo Giudice quali ricordi sovrapposti, confusi o indotti ha sull’argomento. Luciano Lo Giudice mi disse di questo ragazzo gravemente malato ed essendo un collaboratore sotto protezione segnalai la cosa ai magistrati che se ne occupavano e quel ragazzo, che arrivò a pesare 45 chili, venne salvato grazie all’intervento del collega Macrì.
Siamo alla sesta versione di Nino Lo Giudice sui contatti avuti da suo fratello Luciano con me. Dopo aver detto che sono un galantuomo e non ero assimilabile ad altri, nel memoriale ha dichiarato che mi sarei interessato in cambio di confidenze e di regali e tre giorni dopo, ai pm di Reggio, dice che c’è un’ingente somma di denaro. In ogni caso sono tranquillo e sereno , conclude il numero due della Direzione Nazionale Antimafia Alberto Cisterna.
fonte Espresso